Il cammino di Santiago libro di psicologia
Psicologia dei Cammini Sacri
Il libro – Gianni Clemente – Fiora Elisa
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Pellegrinaggi e archetipi
(nota: Il cammino di Santiago libro di psicologia – leggi l’articolo di Jung e degli archetipi come introduzione)
- Nei pellegrinaggi a piedi si realizza il contatto con una conoscenza intuitiva legata ai simboli tipici del camminare per lunghi periodi. Per conoscenza intuitiva si intende una conoscenza diretta, non mediata dai classici canali della logica e del ragionamento. Il linguaggio simbolico è il linguaggio della religione e del pellegrinaggio[15].
- Ferrucci osserva che i simboli hanno la proprietà di indirizzare verso contenuti poco o per nulla conosciuti[16]. Il simbolo può indurre o essere facilitatore del cambiamento. I simboli hanno il potere di rivolgersi direttamente all’inconscio.
- Durante i pellegrinaggi a piedi, alcuni simboli sono sperimentati giorno dopo giorno: il cielo (immaterialità, assenza di limiti), l’aria (freschezza, purezza), il fiume (abbandono allo scorrere del tempo, al lasciarsi cambiare e plasmare da una forza più grande e più potente), il sole (vitalità, luminosità, calore, benessere profondo), ecc..
- Secondo Jung l’inconscio personale è composto da contenuti personali che in passato, anche per un solo attimo, sono stati consci, mentre l’inconscio collettivo è composto da contenuti che non fanno parte dell’esperienza personale, in quanto vissuti in prima persona dal singolo, ma sono presenti in noi inconsciamente in quanto ereditati.
- Gli archetipi sono il contenuto principale dell’inconscio collettivo[17], ovvero forme di pensiero elementari e primordiali preesistenti e, soprattutto, trasversali alle culture e ai tempi del vivere dell’uomo.
- I simboli di trascendenza costituiscono i mezzi attraverso i quali i contenuti inconsci penetrano a livello della coscienza, permettendo il processo di integrazione[18].
- Nella prima parte della vita l’uomo è spinto ad allontanarsi dalla sua famiglia di origine e a imparare a contare solo su se stesso, attraverso il processo di iniziazione.
- Comunemente accade che con il passare degli anni una certa scontentezza pervada l’uomo. Ciò in molte occasioni è di stimolo a lanciarsi in nuove avventure alla ricerca di qualcosa di diverso che dia un nuovo senso alla vita. Per procedere in tale direzione è sempre necessaria una certa dose di libertà che permetta di intraprendere i primi passi della nuova strada[19].
- In alcune persone può emergere, oltre ad una generica scontentezza, anche un senso profondo di insoddisfazione e la necessità di doversi confrontare con nuovi scenari di vita interiori, prima ancora che esteriori.
- In questi momenti, più che mai, ritorna prepotente l’ambivalenza dell’uomo. Egli vive nell’incertezza e nel conflitto[20]. Prova l’impulso di partire assecondando il desiderio di libertà, ma a questo impulso si contrappone la sicurezza e la disciplina della struttura sociale di sempre, che ricordiamolo, fornisce anche protezione. In questi momenti di impasse, possono essere di aiuto i riti di iniziazione.
- Il viaggio del pellegrino, secondo Pearson, può essere considerato come un’iniziazione al viaggio spirituale[21]. Nei tempi, il pellegrinaggio è divenuto un metodo per accedere alla dimensione spirituale dell’uomo, vale a dire, alla componente non mortale, quella che può crescere ed evolvere e che può condurre l’individuo a scoprire il senso della vita.
- Il pellegrinaggio presso una meta significativa è uno strumento che da sempre può fungere da iniziazione, ovvero da introduzione alla ricerca di senso profondo nella propria vita.
- La perdita ricercata del controllo che si realizza nell’esperienza del pellegrinaggio a piedi porta nella direzione dello spirito e del mistero liberandoci dai lacci dell’Io che intrappola la vita nell’illusione del controllo a oltranza.
- L’archetipo richiamato dal pellegrinaggio, quando è vissuto, porta a risultati concreti, sentiti e percepiti come importanti da chi ne fa esperienza.
- Durante il pellegrinaggio si compiono solitamente diversi atti rituali. La dimensione rituale consente di rivestire di significati simbolici alcuni elementi della vita di tutti i giorni.
- Il pellegrino in cammino vive, consciamente o inconsciamente, l’esperienza dell’archetipo del pellegrino mettendosi gradualmente in contatto con una forza misteriosa e potente, che lo investe, che gli trasmette un grande vigore e che, in ultima istanza, cambia la sua vita in meglio.
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Aspetti transpersonali dei cammini
- Paradossalmente, l’aver raggiunto quelli che comunemente sono considerati gli obiettivi di una vita (amore, stima, integrazione, ecc.) genera ciò che non ci si aspettava: noia, tedio, mancanza di significato, inquietudine, vuoto esistenziale. Questi momenti di vuoto non sono necessariamente condizioni patologiche, ma si possono trasformare in punti di passaggio, di presa di coscienza del “bisogno di comprendere il significato della vita”[22].
- Lo stato di grazio spesso è descrito come uno stato di estrema leggerezza nei quali ogni passo sembra un levarsi in volo senza fatica[23]. Ciò è in contrasto con lo stato di fatica che si accumula dopo intere giornate passate a camminare.
- Il modo stesso di compiere il pellegrinaggio, vale a dire a piedi, porta il pellegrino a vivere per molte ore del giorno in uno stato di quiete, solitudine e silenzio, sia esteriore che interiore. La quiete e il silenzio consentono al pellegrino di regolare il proprio ritmo di respiro, di conseguire uno stato di armonia.
- Nel pellegrinaggio le ore che si trascorrono a camminare riempiono interamente le giornate. Ciò porta il pellegrino a sentirsi un tutt’uno con il cammino e a sperimentare una forte sensazione di libertà dagli impegni della vita prima del cammino.
- Il percorso può essere irto di pericoli e i luoghi dove riposarsi e passare la notte possono rivelarsi poco confortevoli. Accade, che proprio ciò che potrebbe apparire un’inutile condizione di sofferenza e di privazione senza alcun ragionevole senso, un’assurdità, diviene per il pellegrino e per il camminatore un’esperienza di liberazione che ha il potere di dare valore ed arricchire la vita[24].
- Il pellegrino in cammino rallenta il ritmo di vita e così facendo è nella posizione ottimale per essere presente al tempo che passa.
- Viaggiando piano, tutto ciò che comunemente non entra sotto lo sguardo della nostra attenzione, diventa realmente presente e vero. Si tratta di un cambio di prospettiva, che durante un cammino si produce naturalmente nella mente.
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Psicologia positiva e del benessere
- La psicologia positiva ha a che fare con la felicità. Vi sono tre componenti di base della felicità che possono essere analizzate e studiate e hanno un valore di natura intrinseca: l’emozione positiva, il coinvolgimento e il significato[25].
- L’emozione positiva permette di vivere una vita piacevole. Il coinvolgimento ha a che fare con l’esperienza ottimale anche definita esperienza di flusso, ovvero il sentirsi un tutt’uno con l’attività che si sta svolgendo e che dunque ci assorbe completamente. La terza componente della felicità è il significato. Tale componente si riferisce al significato della vita, ovvero a qualcosa di decisamente più grande di noi. Ciò è solitamente rappresentato dall’adesione a un’istituzione positiva che può essere la religione, la politica, l’educazione, la famiglia[26].
- Vi sono cinque elementi che contribuiscono al benessere: emozione positiva, coinvolgimento, significato, realizzazione, relazioni positive.
- Seligman descrive le potenzialità personali o punti di forza (signature strenght) suddividendoli in gruppi, in “famiglie di potenzialità” come segue[27]: Saggezza e Conoscenza (Curiosità, Amore per l’apprendimento, Discernimento, Ingegnosità, Intelligenza sociale, Lungimiranza), Coraggio (Valore e audacia,Perseveranza, Integrità), Umanità e amore (Gentilezza e positività, Capacità di amare e di lasciarsi amare), Giustizia (Senso civico, Imparzialità ed equità, Leadership), Moderazione (Autocontrollo, Prudenza, Cautela, Umiltà e modestia), Trascendenza (Capacità di apprezzare bellezza ed eccellenza, Gratitudine, Speranza, Spiritualità, Attitudine al perdono e alla compassione, Vitalità).
- Per affrontare un lungo pellegrinaggio a piedi occorre molta pazienza, sia nell’interazione sociale con le persone che si incontreranno, sia nei confronti delle difficoltà e degli imprevisti nei quali si incapperà lungo il cammino.
- La pazienza fa parte delle potenzialità umane che riguardano principalmente il rapporto con gli altri esseri umani[28], ma anche con gli eventi, in particolare quelli spiacevoli e fastidiosi. La pazienza include la capacità di ritardare nel tempo la propria reazione istintuale nei confronti di eventi avversi.
- L’atto di camminare, da una parte richiede forze ed energie fisiche, dall’altra è una fonte di energia e di vitalità. I pellegrini a piedi dopo alcuni giorni di cammino hanno la sensazione di esistere e sentono la propria solidità ben radicata a terra. Percependo la propria consistenza, si incrementa il proprio senso di controllo.
- I pellegrinaggi a piedi grazie alle difficoltà che si incontrano rappresentano un’opportunità di rigenerazione. L’idea del cambiamento e della rigenerazione sono essenziali in ogni esperienza di pellegrinaggio.
- La trasformazione che avviene nel cammino a piedi aiuta ad aumentare il senso di controllo andando contro le caratteristiche e gli aspetti difensivi tipici di coloro che hanno un basso senso di controllo: la rigidità, la dipendenza da altri, il ricorso ad alibi, il rifiuto delle proprie responsabilità, la ricerca di soluzioni magiche e la perdita della propria autonomia personale[29].
- Si può ipotizzare allora che l’esperienza del cammino a piedi aiuti a costruire invece modelli positivi che favoriscono resistenza e resilienza. Il pellegrinaggio a piedi diventa quindi l’occasione per un bagno di realtà.
- Per motivazione intrinseca si intende l’automotivazione, che è fondata su basi biologiche, sul piacere di sentirsi capaci[30]. Se facciamo qualcosa, non perché siamo obbligati o semplicemente dobbiamo farlo, ma lo facciamo perché ci piace, indipendentemente dal fatto che riceveremo gratificazioni o incentivi di qualche genere, allora siamo di fronte a un comportamento generato da una motivazione intrinseca[31].
- Il pellegrino che marcia ogni giorno affronta e supera delle difficoltà: ciò genera un senso di competenza ed efficacia, che ha valore in sé. Il superare le avversità, come afferma Trabucchi, produce un senso di piacere che non dipende da null’altro e basta a se stesso, ma che rafforza il pellegrino, che lo fa diventare più resistente e resiliente.
- D. Clift e W.B. Clift osservano come i racconti dei pellegrini riportino spesso esperienze di gioia la quale spesso viene associata a momenti particolari di grazia di Dio[32].
- Ferrucci descrive la gioia come uno stato d’animo positivo e felice, che è alla base della gentilezza[33]. In particolare, la ricerca ha evidenziato come lo stato di grazia si raggiunge quando l’essere di un individuo è coinvolto in un’attività che richiede disciplina, attenzione e passione. Tuttavia, per sperimentare la gioia, lo stato di grazia o di flow non è sufficiente. Serve infatti anche la disposizione di base, che è qualcosa che ha a che fare con i sentimenti più che con le emozioni[34].
- Da evidenziare ancora che le esperienze tristi o il dolore non escludono la compresenza della gioia.
- La gioia è associata a stati in cui è presente la gratitudine, cioè uno stato in cui le persone tendono a essere non degli avversari in concorrenza con gli altri, ma degli amici.
Riferimenti e biografia
Studi e monografie
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- ASSAGGIOLI, Lo Sviluppo Transpersonale, Roma, Astrolabio, 1988.
- BALBO, R. BERTOGLIO, A Piedi verso Gerusalemme, Bologna, Edizioni Dehoniane, 2006.
- BERTINETTI, Il pellegrinaggio, fenomeno umano universale, nella sua dimensione storico-sociologica ed autenticamente religiosa, Torino: sussidio pubblicato sul sito http://www.odpt.it
- BIANCHI, Lessico della Vita Interiore. Le Parole della Vita Interiore, Milano, RCS Libri, 1999.
- CARDINI, Monti Sacri e Sacri Monti, 2006 In A. Diano, L. Lupi (a cura di), Tra monti sacri, ‘sacri monti’ e santuari: il caso veneto; atti del convegno di studi, Monselice, 1 – 2 aprile 2005, Padova: Il Poligrafo, pp. 31-38.
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[1] Fabbro, 2010, p.21
[2] Fabbro, 2010, p.21
[3] Otto, 1917, p.21
[4] Fabbro, 2010, p.26
[5] Fabbro, 2010, p.26
[6] James, 1902, p.85
[7] James, 1902, p.85
[8] Fabbro, 2010, p.107
[9] Bertinetti, p.1
[10] Bertinetti, p.1
[11] Cardini, 2006, p.31
[12] Bertinetti, p.5
[13] Bertinetti, pag.9
[14] Nieuviarts,2008, p.26
[15] J.D. Clift e W.B. Clift, 1996, p14
[16] Ferrucci, 1981, p.104
[17] Jung, 1934, p.16
[18] Henderson, 1967, p.133
[19] Henderson, 1967, p.135
[20] Henderson, 1967, p.139
[21] Pearson, 1991, p.47
[22] Assaggioli, 1973, p.85
[23] Gros, 2009, p.181
[24] Gros, 2009, p.10
[25] Seligman, 2011, p.23
[26] Seligman, 2011, p.25
[27] Seligman, 2011, p.347
[28] Seligman, 2011, p.358
[29] Trabucchi, 2007, p.70
[30] Trabucchi, 2012, p. 65
[31] Trabucchi, 2012, p. 67
[32] J.D. Clift e W.B. Clift, 2004, p.11
[33] Ferrucci, 2004, p.201
[34] Ferrucci, 2004, p.204