Psicologia assesment cognitivo comportamentale
L’assesment in Psicologia. La valutazione cognitivo-comportamentale – Psicologia Clinica 2, Lezione 8
L’assesment in Psicologia. La valutazione cognitivo-comportamentale – Psicologia Clinica 2, Lezione 8
Prima di leggere questa pagina può interessarti leggere l’articolo relativo all’assessment psicologico.
Nell’assessment comportamentale si assume che le azioni del soggetto siano determinate da apprendimenti precedenti, da specifici aspetti situazionali, e in particolare dagli antecedenti e dalle conseguenze attuali ambientali.
Ne deriva che la probabilità che si verifichi un determinato comportamento dipende dalle effettive capacità di risposta del soggetto, dalla natura della situazione stimolo, e dagli effetti che tali risposte producono nell’ambiente.
L’assessment è quindi rivolto ad evidenziare le relazioni funzionali che legano le risposte biocomportamentali dell’individuo agli eventi ambientali, è chiaro a questo punto che il comportamento maladattivo nell’ottica dell’approccio qui proposto è considerato una variabile dipendente. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Il compito del clinico è scoprire quali variabili indipendenti possono essere manipolate per portare a una modificazione del comportamento.
Almeno 4 sono le variabili associate al comportamento mal adattivo da prendere in considerazione secondo l’approccio cognitivo-comportamentale:
1) gli stimoli antecedenti che possono determinare direttamente o indirettamente il comportamento mal adattivo;
2) le variabili interne all’organismo;
3) il comportamento maladattivo stesso;
4) i cambiamenti nella situazione a seguito dell’emissione del comportamento incluse le reazioni degli altri.
In questo senso si ritiene fondamentale evidenziare il rapporto tra il comportamento e le variabili indipendenti che lo mantengono e lo fanno variare, guardiamo allora queste 4 variabili associate al comportamento maladattativo.
Nel primo caso si tratta degli stimoli antecedenti, si può ulteriormente distinguere tra quelle variabili che stimolano direttamente delle risposte: motorie, emotive o di altro genere e quelle che costituiscono degli stimoli discriminativi per l’emissione delle risposte stesse.
Per stimolo discriminativo intendiamo quell’antecedente che segnala la possibilità di ottenere un rinforzo se verrà emesso un dato comportamento, nell’assessment allora sarà necessario ottenere le informazioni dettagliate sulla natura della situazione come il tempo, il luogo e la frequenza del comportamento maladattivo. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
E’ bene infatti ricordare che gran parte dei nostri comportamenti nell’ottica cognitivo- comportamentale si manifestano in precise circostanze sulla base di determinati stimoli antecedenti: per esempio un bambino potrebbe manifestare un comportamento problematico a casa ma non a scuola o viceversa, sarà dunque necessario cercare in dettaglio quali sono gli stimoli discriminativi rilevanti collegati all’emissione di un dato comportamento: ad esempio quali stimoli differenziano la situazione scolastica da quella casalinga? infine anche il modo in cui la persona interpreta un evento è ritenuto un possibile antecedente del suo comportamento.
Il secondo punto riguarda le variabili interne all’organismo, questo è in fondo il motivo principale che ha portato l’originale terapia comportamentale ad allargare il proprio campo di azioni alle variabili come immagini, pensieri, credenze ecc. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Secondo Ellis e Beck in genere sono 2 gli assunti che giustificano un assessment sulle variabili cognitive (immagini, pensieri, credenze):
1°) che la persona elabori una rappresentazione mentale dell’ambiente;
2°) che eventi cognitivi, emozioni e comportamenti siano in interazione reciproca.
Tra le variabili interne acquistano allora particolare importanza le interpretazioni che la persona fa riguardo a una certa situazione.
Gli studiosi Ellis e Beck hanno studiato a lungo e con risultati lusinghieri questo aspetto.
Anche l’indagine delle variabili fisiologiche rientra nella categoria delle variabili interne all’organismo, fra queste troviamo gli effetti di sostanze stupefacenti, il generale livello di energia della persona, la resistenza alla fatica e altri fattori costituzionali che possono influenzare il comportamento della persona, per esempio aspetti depressivi possono essere comuni nelle donne durante il periodo del ciclo mestruale.
Tra le variabili fisiologiche spiccano alcune funzioni di base come frequenza cardiaca, conduttanza cutanea, tensione muscolare, la cui indagine può essere di estrema utilità in molte problematiche cliniche. Si pensi all’ansia, al mal di testa, ai problemi sessuali, al dolore, alla tensione, allo stress, ecc. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Il terzo punto riguarda il comportamento maladattivo stesso, la regola aurea nella valutazione del comportamento maladattivo è focalizzarsi su ciò che la persona fa in una determinata situazione piuttosto che su degli ipotetici attributi che la stessa dovrebbe avere.
Occorre dunque prestare attenzione e studiare campioni del comportamento maladattivo in relazione a specifici contesti, assieme a caratteristiche che riguardano la durata, la frequenza, l’intensità e la pervasività, per esempio la maggior parte dei comportamenti di evitamento sono il risultato di reazioni emotive a stimoli antecedenti e conseguenti che vengono a crearsi a seguito della risposta di evitamento. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Quarto punto le conseguenze: sappiamo che in ottica comportamentista l’emissione dei nostri comportamenti può essere facilitata o inibita dalle conseguenze che si creano a seguito della loro stessa emissione.
Nel cercare gli elementi che favoriscono il mantenimento di un comportamento maladattivo è importante distinguere fra conseguenze immediate e conseguenze a lungo termine. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Per esempio il cosiddetto paradosso nevrotico cioè la tendenza a perpetuare dei comportamenti dannosi è causato dall’esistenza di conseguenze rinforzanti immediate e di conseguenze avversive solo nel lungo termine, per esempio l’assunzione di sostanze stupefacenti, di comportamenti di evitamento ecc.
Le reazioni delle altre persone ad uno specifico comportamento costituiscono spesso un rinforzo positivo, tale rinforzo può essere evidente come nel caso di approvazioni o di lodi o più sottile: se un insegnante continua ad arrabbiarsi per la condotta di un alunno può involontariamente rinforzarlo. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Infine si dovrà fare attenzione anche alla frequenza con cui una certa conseguenza si presenta.
Vi sono delle modalità, fra le modalità per raccogliere le informazioni relative agli antecedenti, ai comportamenti e alle conseguenze, alcune schede, in cui esistono anche degli spazi per la registrazione degli eventi interni all’organismo e di eventuali reazioni psicofisiologiche.
Rispetto quindi al comportamento sotto osservazione: ad esempio il mangiare fuori pasto, il soggetto compila la scheda sulla base dei comportamenti che lo precedono e quindi antecedenti, che cosa accade subito prima che io mangi fuori pasto, qual è il comportamento, e infine qual è la conseguenza del mio comportamento, il mangiare fuori pasto? Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Ciascuno di questi tre momenti antecedente, comportamento e conseguente vengono valutati secondo alcuni punti che possono essere ad esempio: qual è il contesto ambientale? dove mi trovo prima di mangiare? dove mi trovo mentre mangio? dove mi trovo dopo? qual è il comportamento motorio e verbale osservabile dall’esterno? quali sono i pensieri e le immagini mentali che in questo caso precedono o seguono il comportamento? quali sono le emozioni: sono annoiato e quindi mangio? mangio e quindi sono soddisfatto o appagato? ho mangiato e provo un senso di colpa? ad esempio. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Guardiamo adesso in che modo in ottica cognitivo-comportamentale vengono classificati i disturbi dal punto di vista appunto della terapia del comportamento. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Esiste un ampio numero di strategie e tecniche a disposizione dei terapeuti cognitivo-comportamentali per la modifica del comportamento.
Esse si basano sulla classificazione dei disturbi dal punto di vista della terapia del comportamento.
L’enfasi sulle risposte specifiche di un individuo nelle differenti situazioni, tipica dell’approccio comportamentale ha portato allo sviluppo di un particolare sistema per la classificazione dei comportamenti mal adattivi.
Tale sistema si basa sull’individuazione delle variabili che si presumono causare o mantenere una specifica condotta disadattava, ossia uno specifico comportamento-problema ed è strettamente connesso alla pratica terapeutica come tale esso rappresenta una sorta di sofisticazione rispetto ai sistemi più generali di classificazione internazionali come ad esempio il DSM-IV, dato che questi ultimi sono di tipo descrittivo e non hanno alcun legame con la pratica terapeutica. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Le diverse condotte maladattive possono essere classificate come abbiamo visto in base:
Stante la complessità del comportamento umano è quasi la norma che numerose determinanti dovranno essere prese in considerazione, tuttavia isolare, seppure in modo un po’ schematico, certe variabili può essere importante per individuare quali elementi sottoporre a modificazione per il massimo beneficio terapeutico.
Guardiamo ora quali sono le diverse categorie in cui inquadrare il comportamento maladattivo e sempre in ottica cognitivo-comportamentale. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
La prima categoria riguarda i comportamenti controllati dallo stimolo: comportamenti adeguati emessi nelle circostanze sbagliate, ci sono infatti 2 classi di comportamento:
Alla prima categoria, i difetti nel controllo dello stimolo, appartengono tutti quei comportamenti, spesso anche adeguati, che vengono emessi nelle circostanze sbagliate, per esempio: un bambino è talmente entusiasta dei suoi apprendimenti che continua ad interrompere la lezione con i suoi interventi, oppure un bambino ubbidisce solamente quando viene ripreso con energia dal genitore, altri esempi: un adulto può indulgere in comportamenti sessuali anche quando sarebbe preferibile adottare condotte meno coinvolgenti dal punto di vista personale ed emotivo.
Nella seconda categoria sono compresi i comportamenti, in genere inadeguati, che si verificano contingentemente a stimoli in precedenza neutri, stiamo parlando delle risposte inappropriate allo stimolo, per esempio: gli attacchi di panico, alcuni disturbi somatici, l’insonnia, costituiscono delle manifestazioni dirette o indirette di intense risposte emotive che si sono legate a stimoli esterni innocui per mezzo di meccanismi di condizionamento classico.
Tali comportamenti sono inoltre complicati sia dai tentativi di evitare gli stati emotivi negativi, sia dalle preoccupazioni che gli stessi stati emotivi innescano nel soggetto. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Il secondo tipo di variabili riguarda i deficit nel repertorio comportamentale: si tratta di quei problemi che riguardano la mancanza di capacità da parte del soggetto di gestire le richieste ambientali. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Mettersi in relazione con gli altri, pianificare e risolvere i problemi, abbassare volontariamente la propria attivazione emotiva, ricercare aiuto all’esterno, sono solo alcuni esempi di abilità la cui mancanza può dare origine a problemi del comportamento.
Tali problemi sono in genere aggravati dal fatto che essi comportano anche una riduzione di rinforzi se non addirittura delle conseguenze avversive, per esempio: essere presi in giro o rifiutati per la propria timidezza, perdere il lavoro o avere problemi scolastici per l’incapacità di pianificazione. Così le persone con deficit nel repertorio comportamentale possono anche presentare depressione, deficit di autostima, rabbia, ecc. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Il terzo tipo di variabili riguarda i repertori comportamentali di tipo avversivo: si tratta di comportamenti maladattivi che provocano reazioni negative negli altri, come comportamenti antisociali, aggressività, o altri tipi di comportamento che non tengono conto delle esigenze altrui. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Tali repertori sono anche considerati, in contrasto alla categoria precedente, come una manifestazione di un eccesso comportamentale.
Le persone con tali problemi hanno le capacità adeguate per affrontare la maggior parte delle situazioni ma tendono a comportarsi con modalità che creano numerosi fastidi agli altri, di conseguenza la loro vita può essere molto difficoltosa a causa delle conseguenze cui vanno incontro per i loro comportamenti nocivi agli altri.
Quarto tipo di variabili riguarda la difficoltà con il sistema di rinforzi: esistono infatti tutta una serie di comportamenti maladattivi legati funzionalmente al sistema di rinforzi, questi comportamenti maladattivi possono dipendere o da un sistema di incentivi deficitario, o da un sistema di rinforzi inappropriato, o da assenza di incentivi, o dal conflitto di incentivi.
Nel primo caso quegli stimoli che per la maggior parte delle persone hanno un valore rinforzante o avversivo non sembrano essere efficaci, così l’approvazione, l’attenzione o le lodi non hanno un valore rinforzante e la critica e la disapprovazione non hanno un valore avversivo.
Esempi tipici di queste situazioni sono i comportamenti delinquenziali o le condotte dei bambini autistici, o molti comportamenti di individui con disturbi di personalità. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Si ha un sistema di rinforzo inappropriato quando i rinforzi stessi sono socialmente disapprovati o danno luogo a condotte dannose per sé e per gli altri. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Esempi di carattere clinico comprendono l’utilizzo di sostanze stupefacenti o pratiche sessuali inaccettabili come la pedofilia.
La situazione più comune riguarda tuttavia la presenza di conflitti tra diverse conseguenze rinforzanti, per esempio: un comportamento può essere eseguito contemporaneamente da una conseguenza avversiva, spesso manifesta, e da un rinforzo, in genere meno evidente.
È il caso di bambini che mantengono condotte disturbanti nonostante i rimproveri o le punizioni ricevute, infatti l’attenzione che tali bambini ricevono può vanificare l’effetto delle conseguenze avversive, oppure un genitore può, più o meno inavvertitamente, incoraggiare la scarsa costanza del figlio, prestandogli attenzione ed aiuto ad ogni minima difficoltà.
Anche nella clinica dell’adulto gli esempi non mancano: un coniuge può apertamente incoraggiare l’altro coniuge a comportarsi in una certa maniera, contemporaneamente punendolo per gli stessi comportamenti.
Alcune relazioni rimangono bloccate ed altamente conflittuali per anni poiché gli incentivi, ad esempio: l’intesa sessuale o un legame spontaneo o interessi economici comuni, equivalgono agli aspetti negativi: desiderio di dominare l’altro, gelosia, diversità di interessi ecc.
L’ultima classe di categorie riguarda i sistemi di auto rinforzi maladattivi: è ormai assodato che il dialogo interno rappresenti una delle tante fonti di rinforzo o punizione, attraverso il dialogo interno il soggetto si rinforza o si punisce. Se gli standard dell’individuo sono irrealistici, troppo alti, la persona tenderà a non rinforzarsi per i propri risultati.
La conseguenza di tale atteggiamento potrebbe portare allo sviluppo di depressione o di sentimenti di inadeguatezza.
Alternativamente la persona può essere talmente critica nei propri confronti da non intraprendere alcuna iniziativa finalizzata al miglioramento della propria situazione.
Infine la persona può perseverare in modo disadattivo in una condotta che non porta ad alcun risultato a causa di un’eccessiva attività di auto rinforzo, a volte influenzata da una non realistica valutazione delle condizioni che rendono possibile l’ottenimento di un certo risultato
Sulla base di questi cinque tipi di comportamenti il clinico cognitivo comportamentale utilizza l’assessment e tutti i suoi strumenti.
I metodi di assessment
Guardiamo adesso ai differenti metodi di assessment, in questa parte infatti prenderemo in considerazione i mezzi ossia gli strumenti concreti per un adeguato assessment in psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Quelli più comuni a disposizione del terapeuta sono il colloquio, le osservazioni del comportamento in contesti naturali e in contesti simulati, l’auto osservazione e i questionari e i metodi di misurazione psicofisiologica.
Il colloquio è senz’altro lo strumento più utilizzato nell’assessment. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Le ragioni di questo utilizzo massiccio dello strumento sono eminentemente pratiche.
Il lavoro in un contesto ambulatoriale rende di fatto impossibile l’adozione di routine dell’osservazione diretta del comportamento.
Inoltre alcune manifestazioni del comportamento non sono particolarmente frequenti come ad esempio gli attacchi di panico, o non sono direttamente osservabili, come ad esempio le rimuginazioni del paziente, oppure riguardano la vita intima della persona, come ad esempio l’attività sessuale o altro.
In ogni caso le variabili oggetto di attenzione del colloquio sono quelle di cui si è detto ampiamente in precedenza: gli antecedenti, le variabili interne e le conseguenze.
Come in tutti i colloqui il clinico dovrà porre estrema attenzione ai diversi elementi che il cliente porta, l’uso della parafrasi del contenuto, del rispecchiamento emotivo, di richieste di chiarimenti, di domande aperte, di riassunti, costituirà il bagaglio di base del clinico per condurre un colloquio in maniera efficace.
Infine l’attenzione ai segnali non verbali del paziente durante il colloquio sarà senz’altro utile, e, così come in altri ambiti, l’esperienza affinerà e migliorerà le capacità di conduzione del colloquio. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Oltre a ricavare le informazioni è importante avere delle linee guida circa i vari argomenti da trattare nel colloquio.
In ottica squisitamente cognitivo-comportamentale possiamo riferire lo schema messo a punto da Sanavio nel 2000 che costituisce un ottimo punto di riferimento per la conduzione corretta di un colloquio clinico di tipo cognitivo-comportamentale, secondo questo autore infatti il colloquio si divide in una serie di fasi, l’una consequenziale all’altra:
Il secondo strumento che riguarda l’assessment cognitivo-comportamentale dopo il colloquio è l’osservazione in contesti naturali, riguarda naturalmente l’osservazione diretta del comportamento, che si rileva particolarmente preziosa in alcuni casi e fonte di ipotesi, ed elimina il rischio delle distorsioni ad opera del paziente, essa consente di studiare il fenomeno clinico nel modo più naturale possibile e ci aiuta a comprendere il modo in cui un dato comportamento realmente si manifesta. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Inoltre, aspetto molto importante, mette in condizioni il terapeuta cognitivo-comportamentale di studiare la relazione esistente fra il comportamento e le contingenze ambientali.
Alcune categorie di soggetti come i bambini o le persone con problemi cognitivi, le persone con limitata istruzione non possono essere valutate con metodi alternativi. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
L’osservazione potrebbe essere condotta da una persona appositamente addestrata, dal terapeuta o dal cliente stesso.
Il ricorso a persone addestrate avviene solitamente in particolari contesti come ospedali, scuole, comunità o alloggi protetti.
In questo caso occorrerà sviluppare un sistema di classificazione dei comportamenti che facilita il lavoro dell’osservatore e che consenta di ottenere dei dati utili, di conseguenza si cercherà di individuare un ristretto numero di comportamenti classificabili in modo non ambiguo.
Si sono studiati i mezzi per ridurre al minimo le inferenze prodotte dagli osservatori:
– etichettamento
– effetto alone
– stereotipi
– inferenze che interferiscono con le realtà.
Terzo strumento nell’assessment riguarda l’osservazione da parte del terapeuta e in contesti simulati, l’osservazione simulata riguarda sia l’osservazione da parte del terapeuta durante la seduta che l’utilizzo di tecniche di role playing, in cui si simula o si chiede di simulare un comportamento al fine di valutarne le caratteristiche.
Storicamente molte scuole di psicoterapia a partire da quelle psicoanalitiche hanno sottolineato il valore dell’osservazione del comportamento del paziente durante la seduta. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Per esempio vi è una grande letteratura che riguarda proprio gli individui con disturbo di personalità, definiti secondo i criteri del DSM-IV, secondo questa letteratura questi individui manifestano il loro particolare stile comportamentale anche durante le sedute e quindi la persona con disturbo dipendente di personalità tenderà ad affidarsi totalmente al terapeuta, quella col disturbo paranoide paleserà diffidenza, mentre quella col disturbo antisociale potrà comportarsi in maniera manipolativa.
Un’altra modalità di osservazione del paziente durante la seduta implica l’utilizzo del role playing, una tecnica introdotta negli anni ‘70 che rimane oggi molto preziosa ai fini dell’assessment del trattamento, si tratta sostanzialmente di simulare un certo tipo di comportamento e di studiare le reazioni del paziente, tipicamente ai fini dell’assessment il paziente interpreterà se stesso e il terapeuta assumerà il ruolo della persona fonte di problemi o disagio: si pensi a una discussione con un superiore, a un litigio col partner, ecc.
Un’altra forma di osservazione simulata riguarda la presentazione di una situazione o di un oggetto che creano reazioni d’ansia al paziente, al fine di valutarne le caratteristiche qualitative e quantitative, questo tipo di procedura, originariamente introdotta negli anni ‘60 è quella più utilizzata anche oggi nel caso di disturbi a componente ansiosa. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Il comportamento da simulare può anche essere fatto immaginare, questa tecnica è molto utile e veloce per indagare il dialogo interno del soggetto, in questo caso sarà importante accertarsi delle sue capacità immaginative e del realismo della situazione simulata.
Altro strumento a disposizione del terapeuta cognitivo-comportamentale durante l’assessment riguarda sia l’auto-monitoraggio o self-monitoring che l’ausilio di questionari, infatti in molte circostanze una semplice ma efficace strategia consiste nell’addestrare il paziente ad osservare i propri comportamenti e le proprie reazioni emotive, si può chiedere al paziente di contare la frequenza di certi comportamenti o di registrare il proprio livello d’ansia in determinate situazioni.
Un buon suggerimento da dare al paziente è quello di prestare attenzione alla propria tensione fisica, quando questa aumenta può essere utilizzato come segno per cominciare a registrare alcuni comportamenti.
In ottica cognitivo-comportamentale l’auto-monitoraggio di per sé modificherà la frequenza e l’intensità di emissione di un certo comportamento. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Un’altra forma di auto osservazione consiste appunto nel compilare questionari e inventari.
Possiamo distinguere tra 2 tipi di questionari:
Infine l’ultimo strumento a disposizione del terapeuta cognitivo comportamentale riguarda i metodi di misurazione psicofisiologica, si riferisce all’attività elettromiografica, alla frequenza cardiaca e all’attività elettrodermica. Psicologia assesment cognitivo comportamentale
Secondo la classica formulazione di Lang, 3 sono le classi di indici valutabili nell’ assessment:
Questo significa che è necessario analizzare ciascuno di essi in maniera autonoma ai fini di avere un quadro completo delle caratteristiche del paziente, quindi mentre fin’adesso abbiamo trattato i sistemi di misura dell’indice cognitivo-verbale e di quello motorio-comportamentale, ora invece facciamo un accenno agli aspetti di carattere psicofisiologico
Tradizionalmente l’operatore esplora le più grossolane manifestazioni di carattere psicofisiologico durante i colloqui iniziali, tuttavia queste misure si riferiscono ancora all’indice cognitivo-verbale, cioè valutano in qualche modo ciò che il soggetto pensa e ciò di cui si lamenta.
Una misurazione che invece indaghi in maniera attendibile il canale psicofisiologico richiede un’adeguata strumentazione che permetta di rilevare l’attività fisiologica del soggetto senza alcuna mediazione del sistema cognitivo-verbale.
Questa strumentazione si compone di apparecchiature da interfacciare con un computer, questa trasforma il segnale che proviene da appositi trasduttori posti sulla superficie cutanea dell’individuo in una qualche entità misurabile.
Tradizionalmente si riferiscono all’attività elettromiografica, alla frequenza cardiaca e all’attività elettrotermica, e possono essere riferiti sia a condizioni di riposo del soggetto, che alla presentazione di uno o più stimoli specifici, che a condizioni che alternano periodi di riposo e attivazioni aspecifiche.
L’ultima parte della trattazione riguarda i modi attraverso i quali passare dall’assessment alla formulazione del problema.
Infatti una volta raccolte le informazioni sufficienti è necessario organizzare le stesse in un quadro coerente e soprattutto utile al trattamento successivo, questo avviene attraverso una sorta di fasi.
La prima fase riguarda quella che possiamo definire area riguardante i problemi attuali: in questa fase si descriverà la natura del problema, la storia del problema e la storia personale del soggetto, le determinanti situazionali, abbiamo detto gli antecedenti l’emissione del comportamento e le sue conseguenze, le variabili interne, sia le condizioni psicologiche che organiche collegate al comportamento stesso, e infine le dimensioni del problema durata, grado di pervasività, frequenza, gravità. ecc.
La seconda area del prodotto dell’assessment riguarderà i cosiddetti altri problemi: è assai frequente infatti che il terapeuta noti dei problemi di cui il paziente non è consapevole o che considera marginali.
Questi problemi non sono necessariamente legati al problema principale, possono non essere selezionati come obiettivi di trattamento, ma naturalmente vanno esplorati ed esplicitati in quanto potrebbero costituire delle potenziali complicazioni per la psicoterapia stessa.
La terza area riguarda le risorse del cliente: è un’area importante di sviluppo delle scienze psicologiche e riguarda i potenziali o effettivi punti di forza della persona e anche del suo ambiente e quindi le caratteristiche fisiche, le attitudini, le abilità, gli interessi che possono essere utilizzati dal terapeuta come leve per la modificazione del comportamento maladattivo.
Una categoria importante di risorse riguarda le abilità del soggetto di coping, cioè di fronteggiamento delle situazioni di stress.
La quarta area è fondamentale e riguarda la scelta degli obiettivi del trattamento: infatti dalle informazioni ottenute dal terapeuta nei processi precedenti dell’assessment, deve essere possibile ricavare una lista di obiettivi in trattamento, questa lista di obiettivi sarà una sorta di compromesso tra le esigenze del paziente e le osservazioni e considerazioni del terapeuta, risponde quindi alle domande: che cosa il paziente desidera? in che modo il paziente vorrà essere diverso? in che modo posso aiutare il paziente?
Un elemento tipico della procedura cognitivo-comportamentale è che questi obiettivi vengono ordinati per importanza, in certi casi può essere più indicato focalizzarsi su problemi relativamente più semplici da risolvere, in modo tale da aumentare progressivamente il senso di autoefficacia del paziente e prepararlo ad un lavoro via via più impegnativo.
Il passo successivo riguarda le tecniche terapeutiche più idonee: tra le diverse e numerose tecniche a disposizione del terapeuta cognitivo-comportamentale si indicheranno quelle che appaiono più adatte per affrontare i problemi precedentemente specificati, naturalmente si terrà conto in questo momento del risultato di tutto il processo di assessment.
Il sesto step riguarderà la motivazione al trattamento, laddove non è scontato che una persona che si presenta al consulto psicologico sia necessariamente un buon candidato alla psicoterapia, uno degli elementi discriminanti dell’essere o meno candidato alla psicoterapia è la disamina delle motivazioni al trattamento.
Il settimo step riguarderà la prognosi sulla base della tipologia del problema e le caratteristiche del paziente, in quanto nonostante effettuare una prognosi in campo clinico sia una delle imprese più difficili, dato l’infinito numero di variabili che possono ostacolare o favorire il processo terapeutico, nonostante ciò, un accurato assessment richiede una prognosi del paziente.
Step del processo di assessment è la necessità del trattamento, risponde alla domanda a quali conseguenze andrebbe incontro il paziente se non si sottoponesse alla terapia? e quindi è un’informazione che riguarda il grado in cui il trattamento è differibile o, al contrario, è necessario.
Infine l’ultimo commento è trasversale a quanto detto finora, questo è un aspetto distintivo dell’assessment all’interno della terapia cognitivo-comportamentale e riguarda la possibilità di considerare l’assessment come un processo continuo, registrando i cambiamenti nel corso della terapia e dando un feedback documentato e il più possibile oggettivo al paziente, riorientando e modificando la terapia qualora i cambiamenti attesi non si sono verificati.