Disturbo Post Traumatico da Stress
Traumi
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Vi è stato un periodo fino a non molto tempo fa in cui il disturbo post traumatico da stress o DPTS veniva ampiamente disconosciuto dalla maggior parte degli psichiatri americani, per via di questa esclusione di lunga data dalla nomenclatura diagnostica ufficiale molti clinici non lo includevano nelle loro diagnosi differenziali di sindromi associate all’ansia.
Anni di costanti pressioni da parte dei gruppi di veterani hanno spronato l’American Psychiatric Association a riconoscere ufficialmente il DPTS come entità
Ancora oggi taluni psichiatri ritengono che il disturbo post traumatico da stress non sia veramente una distinta categoria diagnostica ma piuttosto un misto di depressione e di ansia.
Il ritardo nel riconoscimento del DPTS è molto curioso alla luce degli ampi resoconti di choc da scoppio durante la prima guerra mondiale, di nevrosi di guerra durante la seconda guerra mondiale e di altre reazioni psicologiche a lungo termine di sopravvissuti a olocausti e a varie sciagure civili.
Il riconoscimento assai tardo dell’alta prevalenza di disturbi associati a stress emerse da una confluenza di fattori diversi, innanzitutto i gravi e invalidanti effetti del trauma della guerra del Vietnam semplicemente non scompaiono, gli effetti derivanti da esperienze come l’incesto, l’abuso sessuale o la violenza sessuale sono stati finalmente riconosciuti pienamente dalla professione psichiatrica.
Infine nel 1976 Horowitz pubblicò il suo fondamentale lavoro sull’impatto del trauma sulla personalità.
Egli osservò che le vittime di un trauma oscillano tra
La mente cerca pertanto di elaborare e organizzare gli stimoli opprimenti.
Egli identificò 8 tematiche psicologiche comuni che conseguono a un grave trauma, queste comprendono:
Per essere qualificato per la diagnosi di disturbo post traumatico da stress, un individuo deve aver vissuto un evento traumatico straordinariamente stressante, ben al di fuori del normale spettro dell’esperienza umana.
Sono inoltre richiesti 3 insiemi di raggruppamenti di sintomi:
I sintomi devono essere presenti per almeno 1 mese e per l’insorgenza ritardata cosiddetta non devono apparire fino a 6 mesi dopo il trauma.
La diagnosi è spesso complicata dalla presenza di disturbi psichiatrici associati, come abuso di alcolici o di sostanze stupefacenti, fobia sociale, depressione, disturbi psicosomatici e vari disturbi di personalità e comportamento violento (Rundell et al., 1989).
Un altro fattore che complica il rilevamento della sindrome del DPTS è la natura stessa del trauma, gli individui differiscono moltissimo per il modo di reagire allo stesso fattore di stress, fattori stressanti apparentemente minori possono sollecitare una grave sintomatologia in alcuni individui vulnerabili.
Vi è una documentata correlazione positiva fra la gravità dell’agente stressante e la gravità della conseguente sindrome DPTS (Rundell et al., 1989).
La valutazione psicodinamica deve pertanto prendere in considerazione la specifica vulnerabilità psicologica e i significati che possono avere i vari stimoli ambientali per ciascun paziente, ad esempio se molti mesi o anni passano prima della comparsa della sindrome possono essere intervenuti altri fattori che hanno fatto precipitare l’esordio in questo particolare momento.
La moderna visione psicodinamica del DPTS è stata grandemente influenzata dal lavoro di Krystal (1968, 1984, 1988), attraverso prolungate indagini sui sopravvissuti alle persecuzioni naziste, Krystal ha associato la menomazione nell’espressione e nella tolleranza degli affetti al trauma psichico, ha notato un’alta prevalenza di malattie psicosomatiche sia nei sopravvissuti ai campi di concentramento sia nei veterani di guerra, come la maggior parte dei pazienti psicosomatici, anche questi soggetti soffrono di alessitimia, l’incapacità di identificare o di verbalizzare stati affettivi.
Secondo la visione di Krystak un trauma psichico dell’infanzia porta a un arresto dello sviluppo affettivo, mentre un trauma in età adulta porta a una regressione dello sviluppo affettivo.
In entrambi i casi il risultato finale è che i sopravvissuti a un trauma non possono usare gli affetti come segnali.
Qualunque potente emozione viene vista come una minaccia del ritorno del trauma originario, pertanto questi pazienti somatizzano gli affetti oppure li curano abusando nell’assunzione di farmaci.
Krystal osservò inoltre che negli stati post-traumatici questi soggetti possono soffrire di una menomazione della loro capacità di occuparsi di loro stessi e di svolgere funzioni di autoconsolazione, inoltre essi non sono più in grado di rilassarsi e calmarsi a sufficienza così da potersi addormentare naturalmente.
Il trattamento di elezione è a questo punto ancora oscuro, un’implicazione delle osservazioni di Krystal sul DPTS è che la psicoterapia esplorativa finalizzata ad aiutare a ricostruire il trauma può addirittura essere dannosa per questi pazienti, anche portare i pazienti a parlare del trauma può essere un compito assai arduo. Psicologia: Disturbi d’Ansia
Krystal ha evidenziato che nelle situazioni di incesto o di abuso infantile i bambini vittime sono in genere minacciati di chissà quale disastro se infrangeranno il loro silenzio.
Ha anche osservato reazioni controtransferali caratteristiche delle vittime di abusi nell’infanzia. Psicologia: Disturbi d’Ansia
Per i pazienti con preesistenti disturbi di personalità, un fattore stressante può essere dunque un pretesto conveniente per esternare i loro problemi e disconoscere qualunque responsabilità per la loro situazione. Terapia
Ad oggi nessuna terapia è interamente soddisfacente per il DPTS, non vi sono però studi controllati a doppio cieco sugli interventi farmacoterapeutici.
Le tecniche comportamentali come il rilassamento e il biofeedback, efficaci per altri casi, possono essere difficili da utilizzare con questi pazienti per via della loro menomazione nella capacità di autoconsolarsi (Krystal, 1984).
La ricostruzione dell’esperienza traumatica associata al rivivere emotivo dell’evento può essere utile (West, Coburn, 1984), ma un’attenta valutazione delle capacità dell’Io del paziente deve precedere tale lavoro terapeutico. Psicologia: Disturbi d’Ansia
La psicoterapia individuale deve essere applicata con cautela, e l’integrazione delle esperienze traumatiche che sono state scisse deve essere titolata in linea con la particolare capacità del paziente rispetto a tale integrazione.
Il terapeuta può dover contenere aspetti proiettati del Sé traumatizzato fino a quando il paziente sia pronto per la reintegrazione, gli obiettivi della psicoterapia con questo tipo di pazienti dovrebbero essere modesti, la guarigione o la completa remissione dei sintomi sono probabilmente obiettivi troppo ambiziosi. Psicologia: Disturbi d’Ansia