Meccanismo nevrotico delle fobie
Sulle fobie e sull’ansia anticipatoria
Tra i disturbi d’ansia, le fobie sono di gran lunga le più comuni. In questo breve articolo dopo aver descritto la categoria diagnostica delle fobie metterò in risalto il meccanismo nevrotico delle fobie. Parlando di ansia al lettore potrebbe interessare leggere prima un breve articolo relativo ai test per l’ansia.
Nel DSM-IV-R le fobie sono suddivise in 3 categorie:
La fobia sociale comprende una varietà di paure nelle quali i pazienti immaginano di essere esposti alle critiche o alla disapprovazione degli altri, che sarà imbarazzante o addirittura umiliante. Questi timori includono la paura da palcoscenico o ansia da rappresentazione, il timore di parlare in pubblico di fronte ad altre persone e l’ansia di interagire con altre persone in occasione di ricevimenti.
Per evitare l’intensa angoscia associata con la situazione temuta, i soggetti con questa diagnosi di solito limitano la loro vita così da evitare la situazione nella quale sono fobici.
Nella fobia semplice, la paura è più circoscritta e può riguardare cose come le altitudini, gli aeroplani, i cani, i ragni, i serpenti, ecc.
L’ansia anticipatoria viene stimolata quando questi pazienti devono affrontare lo stimolo temuto, e così anche questi pazienti costruiscono la loro vita in maniera tale da evitarlo.
Si veda questo sito per un elenco completo delle fobie.
La comprensione psicodinamica delle fobie illustra il meccanismo nevrotico delle fobie della formazione del sintomo descritto in precedenza, differenziare dunque tra fobie distinte e stili di personalità non è pertanto un compito facile.
A causa del considerevole successo nel trattare le fobie con la desensibilizzazione comportamentale e con, in minor misura, gli antidepressivi triciclici come l’imipramina, gli approcci psicodinamici hanno storicamente, per un certo tempo, perso il consenso nel trattamento delle fobie.
Studi recenti dimostrano che la psicoterapia espressiva è invece efficace nel trattamento del disturbo da attacchi di panico e nelle fobie. Alcuni pazienti possono trarre beneficio da un approccio più supportivo con o senza la somministrazione di farmaci.
Il termine agorafobia deriva da un’espressione greca che significa paura della piazza del mercato, si riferisce ad una condizione in cui
le persone temono ed evitano i luoghi o le situazioni da cui potrebbe essere difficile o imbarazzante scappare.
Sebbene non esista alcuna minaccia o alcun pericolo reale, questi soggetti hanno paura di avere un attacco di panico e di non riuscire a raggiungere subito un luogo sicuro.
I luoghi pubblici come i centri commerciali, i teatri, gli stadi, i parchi e la folla sono le cause che più spesso scatenano questo terrore, molte delle persone affette da questo disturbo non riescono a guidare nelle ore di punta o sulle autostrade trafficate oppure ad attraversare ponti o gallerie perché si sentono presi in trappola o impossibilitati a chiedere aiuto.
Le ramificazioni interpersonali delle fobie traggono spesso beneficio anche da un approccio psicodinamico.
In virtù del loro essere confinati in casa, individui gravemente agorafobici necessitano spesso di una persona significativa che si prende cura di loro, come un coniuge o un genitore.
È comune ad esempio che una persona agorafobica e il suo coniuge si siano adattati alla condizione l’uno dell’altra nel corso di molti anni. L’uno può effettivamente sentirsi più sicuro sapendo che la persona affetta da attacchi di panico è sempre in casa, qualora l’agorafobia venga trattata l’equilibrio della coppia potrà destabilizzarsi.
Il marito potrebbe diventare più ansioso per paura che la moglie uscendo di casa possa vivere altre esperienze.
Una valutazione diagnostica e una terapia adeguata delle fobie devono includere un’attenta valutazione di come la fobia si inserisce nella rete di relazioni del paziente e dunque una comprensione psicodinamica del contesto interpersonale di una fobia potrebbe pertanto essere cruciale nell’affrontare le resistenze ai trattamenti convenzionali come la desensibilizzazione comportamentale e i farmaci.
Per quanto riguarda i trattamenti terapeutici possiamo rammentare la terapia farmacologica e le tecniche cognitivo-comportamentali.
Gli specialisti della salute mentale distinguono il disturbo da attacchi di panico con e senza agorafobia, l’agorafobia caratterizzata da una sensazione di paura e dalla tendenza ad evitare determinate situazioni è solitamente una conseguenza diretta del mancato trattamento del disturbo da attacchi di panico. Quando l’agorafobia si è ormai sviluppata i soggetti necessitano di una terapia più intensa, dal momento che molte persone affette da questo disturbo soffrono anche di attacchi di panico il primo passo consiste nel curare il panico, solitamente per mezzo della terapia cognitivo comportamentale o dei farmaci antidepressivi e ansiolitici.
Di solito l’agorafobia migliora parallelamente al disturbo da attacchi di panico, quando il panico scompare gli individui sono in grado di affrontare le situazioni ansiogene con maggiore sicurezza.
L’obiettivo della terapia cognitivo-comportamentale consiste allora nell’incoraggiare gli individui ad affrontare la situazione o a recarsi nel luogo di cui hanno paura in modo da rendersi conto che la loro reazione è diversa da quella che si aspettavano.