Guarigione sul cammino di santiago
Guarire camminando in pellegrinaggio
Guarire camminando in pellegrinaggio
Pubblico il 6° capitolo del libro “Il potere rigenerante del Cammino di Santiago: in libertà per cambiare” scritto nel 2016. Si tratta di una riflessione sulla guarigione e sul reale desiderio di cambiamento.
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Voglio ora invitarti a riflettere sulla volontà di cambiamento o meglio di guarigione.
Facciamo un esempio: il lavoro che svolgi non ti piace, non ti piacciono i colleghi e nemmeno l’ambiente. Vorresti cambiare, crearti nuove opportunità. Questo desiderio persiste ormai da molto tempo, ipotizziamo da qualche anno. Ora prova a chiederti: che cosa ho fatto per cambiare questa situazione lavorativa nella quale vivo male? Se la risposta è: ho fatto poco o niente… allora il desiderio di cambiamento è un finto desiderio. Tu non vuoi veramente cambiare, o forse vorresti cambiare, ma la paura dell’ignoto è più forte.
Vorrei quindi che ti domandassi se la volontà di cambiamento sia realmente e stabilmente presente in te o se si tratta solamente di un desiderio, magari passeggero, forse illusorio e anche poco chiaro. Il termine guarire è più radicale della parola “cambiamento”. Ecco perché uso la parola guarire.
Cosa vuoi pellegrino?
Guarire, crescere, stare meglio, stare meno peggio o forse più semplicemente risolvere qualche problema specifico che ti angustia e ti rovina la vita (cambio o non cambio lavoro, devo lasciare quella persona oppure devo ancora insistere).
Puoi escludere che la situazione che stai vivendo non sia fonte di qualche forma di ansia, di fobia, di tristezza, di depressione? E’ un problema nei rapporti con gli altri, con i familiari o sul lavoro?
Pellegrino, che cosa vuoi esattamente? Vuoi guarire?
Normalmente questa domanda viene posta dal medico, se si tratta di una patologia fisica o dallo psicologo se si tratta di una patologia psichica.
Questa domanda fu posta molti anni fa da Gesù. L’episodio che segue, si trova nel Vangelo di Giovanni e narra di un caso molto pratico, che ti consiglio di leggere (Gv 5,1-17) anche se non sei credente o religioso.
Gesù chiede: vuoi guarire? Gesù pone questa domanda ad un paralitico che da 38 anni giaceva infermo presso una fonte d’acqua ritenuta miracolosa. In tutti quegli anni, il paralitico non era mai riuscito ad immergersi per guarire. Strano. Mi sono sempre chiesto: ma possibile che in così tanto tempo non avesse trovato un’anima pia che lo aiutasse o un momento propizio per provarci?
La domanda che Gesù pone, come evidenzia bene Hanna Wolff nel libro “Gesù Psicoterapeuta”, è decisamente indelicata per un uomo che in qualche modo soffre del suo male da così tanto tempo, ma si tratta della domanda cardine, della prima e forse più importante domanda che anche tu potrai farti in questo cammino: vuoi guarire, vuoi veramente guarire?
O forse non vuoi veramente cambiare ma solo immaginare di cambiare e, in fondo, preferisci rimanere come sei.
La psicologia moderna ha evidenziato come molte tipologie di malesseri, psichici e non psichici comportino anche vantaggi secondari. Mi riferisco a espressioni/pensieri del tipo: sto male così mi accudiranno, sono malato così non dovrò lavorare, sono infermo così non dovrò faticare. Sono scarso in matematica, così nessuno mi chiederà mai di fare bene i calcoli delle spese e così via.
Qualunque sia il tuo desiderio di cambiamento dovrai, prima di tutto, chiederti se si tratta di un’illusione di copertura o di un desiderio vero e profondo che farà nascere in te la grinta e la motivazione e soprattutto, nel tempo, la determinazione e la costanza.
Prima di tutto dovrai volere cambiare.
Il Vangelo, può essere letto come una storia di cambiamenti e di non cambiamenti. In esso puoi trovare esempi di persone che hanno veramente voluto cambiare la direzione della loro vita e per questo hanno ricevuto molto in cambio.
Ma attenzione, tutte queste persone volevano veramente cambiare radicalmente la loro condizione e, per questo, erano pronte, motivate a lasciare tutto quello che avevano. A questo proposito, se hai voglia, puoi leggere il caso della donna che implora un aiuto per la figlia malata (Mt, 15,28) o della donna che vuole giustizia (Lc, 18,1-8).
Dall’altro lato, un caso tipico di chi non vuole veramente cambiare è quello del giovane ricco (Mt, 23,37). Se non si vuole veramente, per qualsiasi ragione, è meglio tornare indietro, lasciare perdere. Rimanere nella condizione attuale.
Osserva bene: essere pronti solo a parole, in questo ambito, non serve a nulla. Il vero cambiamento, qualunque esso sia, ti arriverà solo dalla volontà, che porterà con sé la motivazione necessaria.
Vi è una differenza sostanziale dall’essere in cammino e dall’andare da un medico o da un terapeuta al quale, in genere, si chiede di essere guariti nel modo più facile, rapido e indolore possibile.
In cammino, sarai “te solo con te”. Avrai molto tempo per pensare e lavorare su di te. Potrai raggiungere la consapevolezza sul fatto che le difficoltà vissute e lo sviluppo psichico di una intera vita non possono essere mutati in pochi minuti e soprattutto con facilità ed in modo indolore.
Occorrerà tempo e determinazione e, proprio per questo, serve all’origine la volontà.
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