Relazione terapeutica e ruolo del terapeuta
Sull’alleanza con il terapeuta come osservatore partecipe
Questo breve articolo nasce da una constatazione semplice: lo psicologo non può usare i suoi organi di senso, per quanto affinati siano, per osservare quello che fa l’altra persona senza partecipare personalmente alla situazione.
Possiamo affermare che il suo strumento di osservazione è lui stesso, la sua personalità, cioè lui come persona. Ecco perché io credo nel semplice fatto che occorre trovare lo psicologo giusto sia importante e non conti solamente il metodo. Un qualsiasi metodo senza capacità di osservazione mi pare poco utile.
Non si possono interpretare fenomeni di un’altra persona se non sulla base di quello che noi abbiamo sperimentato, fatto o visto. Questo aspetta riguarda appunto la relazione terapeutica e ruolo del terapeuta.
Senza questo sfondo di vita reale vissuta nel passato l’osservatore non può dedurre per mezzo di semplici operazioni mentali il significato degli atti umani complessi del paziente.
Mi piace come H. S. Sullivan (1892-1994) nel libro Il colloquio psichiatrico, Feltrinelli, 1991 definisce il colloquio:
“una situazione in cui la comunicazione avviene in primo luogo a voce, in un gruppo di due persone, che si incontrano più o meno volontariamente, sulla base di un rapporto esperto-cliente con lo scopo di chiarire il modo caratteristico di vivere della persona in esame, paziente o cliente; modo di vivere che egli trova particolarmente molesto o degno di nota e dalla cui chiarificazione egli si attende un beneficio.”
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Il terapeuta psicologo è un professionista esperto nel campo delle relazioni interpersonali. Infatti il colloquio come strumento di indagine ha la funzione di mettere in luce le caratteristiche del modo di vivere del paziente. Le difficoltà del paziente hanno origine nella sua esperienza passata e molto probabilmente influenzano in modo negativo la sua vita attuale.
Il paziente si attende un beneficio nel rapporto con il terapeuta nel senso che si aspetta un qualche vantaggio, magari anche un miglioramento delle condizioni di vita. Anche il terapeuta deve accertarsi che l’altra persona trae un vantaggio dal colloquio. Questi elementi sono il cardine del rapporto tra cliente come paziente ed il terapeuta.
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