Umiltà e depressione
La strana relazione tra umiltà e depressione
Secondo Freud l’umiltà ha a che fare con il complesso di colpa, forse è una variante masoschistica di esso.
Adler, da cui la scuola adleriana di psicoterapia, è qualcosa che è da porre in relazione al complesso di inferiorità.
Volendo considerare un’altro autore, non uno psicoterapeuta, possiamo citare Nietzche, secndo il quale l’umiltà non è che un travestimento della propria passività e debolezza. Infatti travestendo la passività con l’umiltà essi riescono ad accettarsi con più facilità infatti nel cristianesimo l’umiltà è qualcosa di simile ad una virtù.
Ricapitolando: per la psicologia l’umiltà tende ad essere una sorta di travertimento per l’uomo depresso, triste, passivo, debole. Visità la pagina Depressione e disturbi dell’umore per una descrizione della depressione.
Sembra un modo un pò brusco per dirlo, ma mi pare che la psicologia e la psicoanalisi abbiano liquidità l’umiltà un pò troppo rapidamente, in modo un pò sempliciotto.
Che piaccia o meno vi sono studi che hanno verificato l’ipotesi che l’umiltà può aiutare a vivere meglio.
A chi è interessa approfondire gli studi moderni suggerisco: A quiet ego quiets death anxiety: humility as an existential anxiety buffer.
L’umiltà aiuta a gestire l’ansia della morte e del buio eterno (in questa chiave è facile contrastare il pensiero psicoanalitico secondo cui l’umiltà è un travestimento, infatti uno potrebbe serenamente argomentare che il contrario dell’umiltà come per esempio la spavalderia e la presunzione siano semplici coperture dell’ansia di morte, alcuni potrebbero chiamare questi atteggiamenti compensazioni).
Umiltà e depressione in questo senso non vanno per nulla d’accordo. L’umile non vive normalmente le sensazione di tristezza, di vuoto, di disperazione, di preoccupazione tipiche del depresso.
E’ verò piutosto il contrario: chi non è umile teme vuoto e disperazione, ed ha più propensione alla tristezza. Proprio per questo ha la necessità di compensare con atteggiamenti contrari.
L’umile ha un autocontrollo molto migliore rispetto al non umile proprio perché non è ossessionato da se stesso. Infatti è accertato il meccanismo paradossale per cui chi più cerca di controllare meno controlla.
Quindi sintetizzando: meno ossessioni, più autocontrollo.
Meno ossessioni significano anche normalmente migliori relazioni con gli altri, migliori rendimenti a scuola e sul lavoro. Tutte ragioni perché gli umili normalmente sono apprezzati e a volte sfruttati.
L’assioma che umiltà e depressione vanno insieme va completamente rigettato con buona pace degli eminenti studiosi citati sopra.
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