Gli Archetipi
La conoscenza intuitiva dell’inconscio collettivo
Forse sei arrivato a questa pagina perché stai cercando il significato del termine archetipo.
Forse ti sarai accorto come ancora oggi la mente dell’uomo viene influenzata dai simboli e dalle credenze antiche. Oppure ti sarai reso conto, in particolari condizioni, di come i fenomeni naturali divengano uno specchio dell’anima.
Qui di seguito troverai alcuni spunti che parlano degli archetipi e dell’inconscio collettivo, teorie che personalmente credo abbiano ancora oggi un loro fascino.
Secondo le teorie di Carl Gustav Jung la mente umana ha la una sua storia e la psiche conserva molte tracce residue degli stadi precedenti del suo sviluppo.
In questo articolo in pochi minuti potrai scoprire ed indagare il significato di archetipi.
Spero sia di tuo interesse e grazie per la visita.
Il termine archetipo è composto da due parole di origine greca: arche originale e typos esemplare, modello.
Jung reintroduce il concetto di archetipo, che in realtà era preesistente, rivisitandolo nelle sue teorie. Egli individua le tracce di archetipi in alcuni testi dell’antichità, quali per esempio, il “De Opificio Mundi” di Filone Giudeo (archetipo dell’immagine di Dio nell’uomo), oppure in opere di origine gnostica. Anche S. Agostino, pur non utilizzando il termine archetipo, nell’opera “De Diversis Quaestionibus” parla di “idee originarie”.
Schematicamente Jung parla di:
Secondo Jung gli archetipi sono il contenuto principale dell’inconscio collettivo. Gli archetipi sono forme di pensiero elementari e primordiali preesistenti e, soprattutto, trasversali alle culture e ai tempi del vivere dell’uomo.
Gli archetipi risiedono nell’inconscio collettivo e sono per loro stessa natura inconsci, potendo talora diventare consci. Quando si verifica quest’ultima condizione, gli archetipi influenzano i contenuti psichici. Jung inoltre nella definizione di archetipo fa riferimento alla constatazione di come i miti influenzano le manifestazioni psichiche dell’uomo.
Scrive Jung: “All’uomo primitivo non importa quasi affatto conoscere la spiegazione oggettiva dei fenomeni evidenti; egli invece sente la perentoria necessità, anzi, meglio, la sua anima inconscia è invincibilmente portata a far risalire qualunque esperienza sensibile ad un accadere psichico. […] All’uomo primitivo non basta veder sorgere e tramontare il sole […] il sole nel suo peregrinare deve raffigurare il destino di un dio o di un eroe il quale, in fin dei conti, non vive che nell’anima dell’uomo”.
Secondo Jung: “Tutti i fenomeni naturali mitizzati, come estate e inverno, fasi lunari, stagioni delle piogge, non sono affatto allegorie di quegli avvenimenti oggettivi, ma piuttosto espressioni simboliche dell’interno e inconscio dramma dell’anima che diventa accessibile alla coscienza umana per mezzo delle proiezioni, del riflesso cioè nei fenomeni naturali”. Jung giunge alla conclusione che i simboli e i miti sono capaci di influenzare gli atteggiamenti e il comportamento dell’uomo.
Simboli, miti e archetipi sono considerati da Jung “forze soccorritrici” le quali possono diventare una risposta agli eterni problemi dell’uomo. L’uomo per poter divenire adulto, secondo la psicologia di Jung, per raggiungere il senso di completezza deve poter integrare i contenuti consci ed inconsci della mente.
C.G. JUNG, Introduzione all’Inconscio in AA.VV. L’uomo e i suoi simboli, Milano, TEA Tascabile degli editori associati, 1980, (1967).
J.L. HENDERSON, Miti Antichi e Uomo Moderno in AA.VV. L’uomo e i suoi simboli, Milano, TEA Tascabile degli editori associati, 1980, (1967).