La psicologia dell’attaccamento
Scopri come l’attaccamento ci ha forgiato e determina ancora oggi molti dei nostri comportamenti
Quando si parla di attaccamento magari la mente ritorna indietro al periodo dell’infanzia facendo riemergere ricordi più o meno traumatici. Normalmente quelli che ricordiamo sono i momenti più spiacevoli, ma a volte può accadere di ricordare anche il momenti di accudimento, in cui ci hanno voluto bene “accudendoci” con calore e amore.
L’attaccamento è un tema molto importante. La figura di riferimento che ha fatto ricerche strutturate è stato John Bowlby.
Ma esattamente cos’è l’attaccamento?
“Quella forma di comportamento che si manifesta in una persona che consegue o mantiene una prossimità nei confronti di un’altra, chiaramente identificata, ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo adeguato. Questo comportamento diventa evidente ogni volta che la persona è spaventata, affaticata o malata, e si attenua quando si ricevono conforto e cure.” (J. Bowlby)
In questo articolo cercherò di descrivere l’attaccamento con la maggior sintesi possibile, cercando solo di passare gli argomenti chiave, ovvero farti intuire perché è importante.
Innanzitutto sappi questo:
l’attaccamento ti ha fatto sopravvivere, e se ti è mancato da bambino piccolo ha probabilmente sviluppato forme di compensazione per sopravvivere.
Per intanto grazie per la visita.
Primo punto: l’ attaccamento è una forma di comportamento!
La teoria dell’ attaccamento a differenza di altri modelli più introversi (come per esempio la psicoanalisi) si concentra molto sul comportamento. Si da molta importanza al comportamento manifesto, dunque direttamente osservabile.
L’attaccamento è quel comportamento che si manifesta in una persona finalizzato a conseguire o mantenere una certa vicinanza.
La ricerca di vicinanza si attenua quando si ricevono conforto e cura.
In sintesi la psicologia dell’attaccamento e tutti gli studi correlati tentano di focalizzare l’ indagine su quei modelli comportamentali di base istintiva che fanno sì che quando stiamo male, siamo stanchi, abbiamo paura, cerchiamo la vicinanza fisica con un’ altra persona da cui pensiamo di poter ricevere conforto e cura.
Si tratta di un modo di pensare etologico, focalizzato su quelli che sono comportamenti direttamente osservabili.
Vi sono stimoli attivanti e degli stimoli inibitori che inibiscono questi modelli comportamentali.
L’obiettivo del sistema attivante dell’ attaccamento è quello della conservazione e dell’ evoluzione della specie.
La teoria dell’attaccamento si situa in un filone evoluzionistico. Ci attacchiamo per evolvere. E se l’attaccamento viene meno l’evoluzione è messa a rischio e occorre trovare delle compensazioni.
Nel 1982 Bowlby ha definito l’attaccamento nei termini di quattro classi di comportamento:
Secondo Bowlby lo stare vicini la cosa importante. Mary Ainswort osserverà che non è proprio solo un tema di vicinanza fisica, ma prevalentemente di vicinanza diuna persona emotivamente disponibile, in grado di comprendere quello che sta provando il bambino, che può provare a intuire le sue emozioni e rispetto i suoi bisogni.
Il rifugio sicuro è il concetto che ha a che fare con i momenti di difficoltà: quando una persona sta male, ha paura o è malata se possiede un porto sicuro sa dove andare per ritrovare un senso di sicurezza.
Trattasi del concetto più psicoanalitico della teoria dell’attaccamento. Ansia di separazione significa angoscia di perdere l’oggetto, e può portare alla disperazione e al distacco dall’oggetto.
Il distacco riguarda il lutto della separazione. Se avviene troppo presto è impossibile da elaborare.
La mamma è il principale caregiver e anche la base sicura. Il bambino, per esplorare il mondo, ha bisogno di avere una persona e una relazione da cui partire. Come un porto sicuro in cui si può tornare per ritrovare le forze quando si sono perse.