Confessione e chiarificazione secondo Jung
I primi due passi della prassi terapeutica di Jung
Confessione e chiarificazione sono i primi due passi della prassi terapeutica proposta da Jung
In questo articolo cercherò di descrivere questi due step fondamentali, cercando solo di passare gli argomenti chiave, ovvero farti intuire perché sono importanti.
Innanzitutto sappi questo:
lo scopo dell’analisi dell’inconscio per Jung è la trasformazione.
Cioè Jung intende in qualche modo educare il paziente che in sintesi durante la terapia deve sperimentare le produzioni del suo inconscio per renderle elaborali dall’ io cosciente.
Faccio un esempio: Jung utilizzava i sogni prodotti dai pazienti e le fantasie ad essi connessi per renderle comprensibili dall’ io cosciente affinché il soggetto potesse sviluppare una trasformazione.
Per intanto grazie per la visita.
Vediamo ora nel dettaglio i primi due passi della prassi terapeutica di Jung.
Se stai pensando alla confessione di un peccato durante una confessione religiosa classica della religione Cattolica non sei molto lontano. Jung ha tratto molto spunti operativi dalle religioni.
La confessione avviene quando il paziente porta alla luce i suoi contenuti personali con l’analista.
E’ evidente il parallelo con la religione: l’analista e come il confessore che è il prete. Colui che va a confessarsi inizia ad esporre tutti quelli che sono i problemi complessi e le difficoltà che ho vissuto in quel momento
Non è molto diverso, solo il focus non è sui peccati ma si tratta sicuramente di una parte molto penosa e molto difficile da affrontare per qualsiasi persona che si avvicini all’analisi.
Chiaramente la confessione ha un qualche cosa di catartico in entrambi i casi: ci si toglie un peso e ci si inizia a liberare di qualche cosa.
Il passo successivo alla confessione è la chiarificazione, cioè l’analista tenta di stabilire dei nessi interni tra i contenuti presentati dal soggetto attraverso l’interpretazione.
Avviene questo: dopo una penosa confessione (se non è penosa e dolorosa vi è motivo di dubitare) l’analista attraverso l’interpretazione stabilisce dei nessi tra il mondo interno e il mondo esterno del paziente.
L’analista trova dei significati, o meglio sarebbe dire: tenta di associare dei significati e tramite la dimensione del transfert e del contro transfert si tenta di validarli.
Freud intendeva il transfert come l’insieme di sentimenti emotivi, affettivi ma anche ostili che il paziente prova nei confronti dell’analista (trattasi di riedizione dei suoi rapporti genitoriali primari) mentre il contro transfert è l’insieme di sensazioni di emozioni che l’analista vive in risposta al transfert.
Per chiarificare il transfert ed il contro transfert servono da conferma.